Alla scoperta dell’Isola delle Vignole

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Chi ha detto che Venezia non ha verde? Sono tanti gli orti, le vigne e i frutteti presenti nelle isole della laguna, tra cui spicca sicuramente lIsola delle Vignole una vera e propria oasi naturale situata nella laguna nord-orientale, tra Sant’Erasmo e la Certosa, facilmente raggiungibile con la linea 13 del servizio dei trasporti pubblici ACTV.

Le Vignole dall’antichità ad oggi

L’isola delle Vignole era popolata già in epoca romana. A quel tempo, la lambivano le acque del mare Adriatico perché ancora Punta Sabbioni non esisteva, ed era luogo prediletto di villeggiatura dei nobili di Altino. Il poeta latino Marziale poteva addirittura affermare che la magnificenza delle residenze era persino superiore a quella di Pozzuoli.

Molti secoli dopo (nel XVI secolo) le Vignole venne utilizzata dalla Serenissima come avamposto difensivo contro i turchi, congiuntamente all’isola di Sant’Andrea dove fu edificato un forte.

Oltre al Forte cinquecentesco di Sant’Andrea, di interesse storico-artistico vi è anche la chiesetta cinquecentesca, intitolata a Santa Maria Assunta e Santa Eurosia, affacciata al canale interno e affiancata da un piccolo campanile, forse l’unica del suo genere ancora ben conservata fra le tante – ormai scomparse – che si trovavano nelle isole della laguna. La chiesetta, probabilmente erede dell’antica chiesa dei Santi Giovanni Battista e Cristina, risalente al VII secolo, custodisce un’Assunzione della Vergine, opera di anonimo del XVII secolo.

Oggi vivono alle Vignole una sessantina di abitanti, da sempre legati alla terra. Dagli orti dell’isola infatti un tempo provenivano le verdure del mercato di Rialto, trasportate ogni giorno su grandi barche a remi. Ma oltre alle carciofaie, l’isola è molto amata dai veneziani, che sono soliti frequentare le Vignole per le gite domenicali o per pranzare in una delle sue caratteristiche trattorie con pergolato e giardino.

Una storia di vino

Il toponimo dell’isola, in passato conosciuta come Biniola o Isola delle Sette Vigne, testimonia che fin dall’antichità vi era diffusa la coltivazione della vite. I tralci, per lungo tempo abbandonati, sono stati recuperati in anni recenti con l’aiuto di volontari veneziani che si sono impegnati per salvare parte dei vecchi ceppi di verduzzo dorato e prosecco e hanno sostituito le piante morte con barbatelle di dorona, bianchetta e malvasia. Dalle uve delle Vignole nascono vini naturali e “selvatici” come l’essenza stessa dell’isola lagunare.

Testo tratto dalla rubrica del Comune di Venezia Detourism – Foto Veneto.eu

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